François Truffaut, con accanto Jean Cocteau, Edward G. Robinson e Jean-Pierre Léaud. Nel 1959 all'epoca de I quattrocento colpi.

sabato 24 novembre 2012

Harvey

Ottimo film, un gioiello del passato da vedere nel presente che può dare spunti per il futuro.

Una deliziosa commedia diretta nel 1950 da Henry Koster, il soggetto è tratto dalla pièce omonima di Mary Chase, vincitrice del premio Pulitzer nel 1945.

Straordinario James Stewart, interprete di ogni tempo, capace di calarsi anche nei panni di un personaggio surreale in una delle fasi sociali e politiche più critiche che la storia americana possa ricordare. In quegli anni imperversava negli Stati Uniti il maccartismo (dal nome di Joseph McCarthy, senatore repubblicano del Wisconsin attivo in politica in quegli anni) che come noto fu caratterizzato dall'intenso sospetto anticomunista, durato dai tardi anni quaranta fino a circa la metà del decennio successivo.

Ebbene, la commedia, per quanto incentrata sui temi della capacità di comunicare degli uomini e della loro limitatezza nel recepire anche il diverso, si mostra anche come lavoro metaforico della società americana degli anni cinquanta.

Il protagonista, un uomo di buona condizione sociale, afferma di avere per amico un grosso coniglio bianco che peraltro nessuno vede oltre a lui. Per questo, i suoi familiari, preoccupati per le reazioni che le persone possano avere da questa visione, decidono di farlo rinchiudere in una clinica psichiatrica. Dopo un'incredibile sequela di equivoci si sistemerà tutto, ed anzi alla fine, inaspettatamente, sarà proprio uno dei medici coinvolti, inizialmente scettico, a ricredersi sull'esistenza del coniglio ("pooka") Harvey.

Nel 2000 l'American Film Institute ha inserito il film al 35º posto della classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.


1 commento:

  1. Harvey ha a che vedere con ció che sappiamo e ció che crediamo di sapere, con ció che esiste e ció che crediamo soltanto che esista (o piuttosto non esista). Soprattutto ha a che fare con una potente figura della mitologia celtica, il pooka, di cui nel film viene data un'immagine parziale perché probabilmente funzionale al messaggio del film stesso. La stessa figura che ritroviamo nel cult Donnie Darko, con un altro colore e tutt'altra, diciamo, personalità. Il pooka, o puka, o puca, o come lo vogliate chiamare, esiste? È dentro di noi o fuori da noi? È buono o cattivo? Forse è solo "altro" e nella sua totale alterità non si colloca in nessuna delle caselle in cui abbiamo bisogno di inserire le cose e le persone. Come James Stewart nel film, fluttua intorno a noi, immemore e delle nostre gioie e delle nostre miserie. Egli, semplicemente, è.

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