François Truffaut, con accanto Jean Cocteau, Edward G. Robinson e Jean-Pierre Léaud. Nel 1959 all'epoca de I quattrocento colpi.

domenica 11 maggio 2014

Take Shelter

Film suggestivo del 2011 scritto e diretto da Jeff Nichols, interpretato da Michael Shannon e Jessica Chastain.



L'anima dell'America è ancora ferita, si sente ancora assediata e sotto attacco. Il nemico è sempre più oscuro, non ha un volto preciso, ormai è diventata una sorta di entità minacciosa (fonte MyMovies).

Treno di notte per Lisbona

Film del 2013 diretto da Bille August e con protagonisti Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston, Martina Gedeck, Bruno Ganz e Christopher Lee.



Ottimo trattamento dell'omonimo romanzo scritto da Pascal Mercier nel 2004.

Killer Joe

È un film del 2011 diretto da William Friedkin, basato sull'omonimo lavoro teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts, che ha curato anche la sceneggiatura.



Ottimo cast (Matthew McConaughey; Emile Hirsch: Juno Temple; Thomas Haden Church; Gina Gershon) per un noir d’autore.

mercoledì 25 dicembre 2013

Gian Maria Volonté




Gian Maria Volonté
(Milano, 9 aprile 1933 – Florina, 6 dicembre 1994)

Filmografia

Sotto dieci bandiere, regia di Duilio Coletti (1960)

La ragazza con la valigia, regia di Valerio Zurlini (1961)

Antinea, l'amante della città sepolta, regia di Edgar G. Ulmer e Giuseppe Masini (1961)

Ercole alla conquista di Atlantide, regia di Vittorio Cottafavi (1961)

A cavallo della tigre, regia di Luigi Comencini (1961)

Un uomo da bruciare, regia di Valentino Orsini, Paolo e Vittorio Taviani (1962)

Le quattro giornate di Napoli, regia di Nanni Loy (1962)

Il peccato, regia di Jordi Grau (1963)

Il taglio del bosco, regia di Vittorio Cottafavi (1963) (Film TV)

Il terrorista, regia di Gianfranco De Bosio (1963)

Per un pugno di dollari, regia di Sergio Leone (1964)

Il magnifico cornuto, regia di Antonio Pietrangeli (1964)

Le inchieste del commissario Maigret, regia di Mario Landi (1965), episodio della prima serie "Una vita in gioco"

Per qualche dollaro in più, regia di Sergio Leone (1965)

Svegliati e uccidi, regia di Carlo Lizzani (1966)

Le stagioni del nostro amore, regia di Florestano Vancini (1966)

L'armata Brancaleone, regia di Mario Monicelli (1966)

La strega in amore, regia di Damiano Damiani (1966)

Quien sabe?, regia di Damiano Damiani (1966)

A ciascuno il suo, regia di Elio Petri (1967)

Faccia a faccia, regia di Sergio Sollima (1967)

I sette fratelli Cervi, regia di Gianni Puccini (1968)

Banditi a Milano, regia di Carlo Lizzani (1968)

Summit, regia di Giorgio Bontempi (1968)

L'amante di Gramigna, regia di Carlo Lizzani (1968)

Sotto il segno dello scorpione, regia di Paolo e Vittorio Taviani (1969)

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, regia di Elio Petri (1970)

Uomini contro, regia di Francesco Rosi (1970)

Vento dell'est (Le vent d'est), regia di Jean Luc Godard (1970)

I senza nome (Le cercle rouge), regia di Jean-Pierre Melville (1970)

Sacco e Vanzetti, regia di Giuliano Montaldo (1971)

La classe operaia va in paradiso, regia di Elio Petri (1971)

Il caso Mattei, regia di Francesco Rosi (1972)

L'attentato (L'attentat), regia di Yves Boisset (1972)

Sbatti il mostro in prima pagina, regia di Marco Bellocchio (1972)

Lucky Luciano, regia di Francesco Rosi (1973)

Giordano Bruno, regia di Giuliano Montaldo (1973)

Il sospetto, regia di Francesco Maselli (1975)

Musica per la libertà, regia di Luigi Perelli (1975)

Todo modo, regia di Elio Petri (1976)

Actas de Marusia: storia di un massacro (Actas de Marusia), regia di Miguel Littín (1976)

Io ho paura, regia di Damiano Damiani (1977)

Cristo si è fermato a Eboli, regia di Francesco Rosi (1979)

Ogro (Operación Ogro), regia di Gillo Pontecorvo (1979)

Stark System, regia di Armenia Balducci (1980)

La storia vera della signora delle camelie, regia di Mauro Bolognini (1981)

La morte di Mario Ricci (La mort de Mario Ricci), regia di Claude Goretta (1983)

Il caso Moro, regia di Giuseppe Ferrara (1986)

Cronaca di una morte annunciata, regia di Francesco Rosi (1987)

Un ragazzo di Calabria, regia di Luigi Comencini (1987)

L'opera al nero (L'oeuvre au noir), regia di André Delvaux (1988)

Pestalozzis Berg, regia di Peter von Gunten (1989)

Tre colonne in cronaca, regia di Carlo Vanzina (1990)

Porte aperte, regia di Gianni Amelio (1990)

Una storia semplice, regia di Emidio Greco (1991)

Funes, un gran amor, regia di Raoul de la Torre (1992)

Il tiranno Banderas (Tirano Banderas), regia di José Luis García Sánchez (1993)

sabato 16 novembre 2013

SMILEY


È un film horror del 2012 diretto dal giovanissimo Michael J. Gallagher. La pellicola, che negli USA è circolata dapprima tramite streaming on-line, sembra interessante, oltre che per la trama che si incentra sul labile confine tra realtà ed immaginazione, per alcune riflessioni che si muovono tra l’indagine scientifica e quella filosofica…


Prof.: Allora chi sa dirmi cosa significa metodo scientifico?

Mark: è la modalità usata dalla scienza per spiegare le ipotesi

Prof.: si è vero, il primo passo del metodo scientifico è la formazione delle ipotesi.. ma che cos’è un’ipoesi?

Maria: è un’idea che pensi sia vera

Prof.: vero, e quando pensi che la tua intuizione abbia qualche fondamento che cosa fai?

Mark: …fai un test…

Prof.: esatto, testi la tua supposizione

Ashley: ma che fai se ti accorgi che la tua ipotesi è sbagliata?

Prof.: bella domanda, succede molto spesso. Aggiungi risultati alle tue osservazioni e rivedi la tua ipotesi.

Ashley: no voglio dire: che fai se testando la tua ipotesi ti accorgi che succede qualcosa di impossibile?

Prof.: che vuol dire impossibile?

(…)



Prof.: signori, chi vuole parlarmi del rasoio di Occam?

Mark: Le teorie non vanno moltiplicate più del necessario

Prof.: giusto, però voglio che ora mi spiegate questa teoria con parole vostre. Che cosa voleva dire William Occam?

Maria: La spiegazione più plausibile di solito è la spiegazione più giusta

Prof.: Quindi il rasoio di Occam è una regola o una linea guida?

Maria: una linea guida, perché può essere che a volte la spiegazione meno plausibile sia la spiegazione più giusta.

Prof. Esatto! Tutto questo per rispondere alla domanda che Ashley aveva posto al termine dell’ultima lezione. Come si può spiegare quello che sembra improbabile e quindi impossibile, ma che accade?

Maria: come il soprannaturale?

Prof.: lasciate che vi dica una cosa ben più strana del soprannaturale. Noi sappiamo che ci sono leggi fisiche che reggono l’universo, precise leggi, il più piccolo cambiamento, anche infinitesimale, è sufficiente… la riduzione di una sola particella subatomica, una qualsiasi, è in grado di segnare la fine dell’universo. Niente stelle, niente pianeti, niente vita, niente coscienza … noi non saremmo nemmeno qui a parlare … a meno che non si creda in un Dio il cui unico merito sia quello di essere autore di un piccolo libro di leggi che fissano i pesi, il numero delle particelle, allora dovremmo riconoscere che quelle regole potrebbero essere casuali. Quali sono le implicazioni di ciò che ho appena detto?

Mark: significa che tutto ciò che è successo è successo solo perché sappiamo che è successo..

Prof.: 10 e lode. Questa teoria è stata chiamata principio antropico. Tutto ciò che è accaduto è tale solo perché è già accaduto. Ma c’è un problema con il principio antropico. Ashley che cosa non funziona in questa idea?

Ashley: presuppone che siamo il fine, che siamo lo scopo, in realtà potremmo essere solo amebe, o qualsiasi altra forma di vita necessaria allo sviluppo, forse siamo necessari ad un disegno sconosciuto che si sta sviluppando…

Prof.: per oggi possiamo chiudere così. L’umanità potrebbe essere un passo intermedio nella coscienza, un trilione di volte più sviluppata della nostra. L’uomo ha costruito una rete fatta di milioni di nodi per comunicare gli uni con gli altri.. si chiama internet. E anche se apparentemente ogni nodo è un computer muto, vi prego di non dimenticare che ciascuna cellula del nostro cervello è capace di fare molto meglio…

Mark, Maria: come Terminator, Matrix, Dio…

Prof.: l’uomo non è ancora consapevole di cosa siamo in grado di immaginare. Speriamo solo che quando lo diventerà ne valga la pena… oppure sono solo un mucchio di sciocchezze…

venerdì 16 agosto 2013

ANOTHER EARTH

Immagina di svegliarti in un posto che non conosci e di non sapere dove sei né se intorno a te c’è qualcuno. Qual è la prima cosa che faresti?



Film suggestivo (premiato al Sundance Film Festival nel 2011) reso maggiormente intenso dall’ambientazione tarkovskiana che fuoriesce dal soggetto e dalla messa in scena rarefatta e ricca di attese e sospensioni filmiche.

Rhoda Williams (Brit Marling, co-sceneggiatrice assieme al regista Mike Cahill) una ragazza appassionata di astri è stata ammessa al MIT (Massachusetts Institute of Technology). Festeggia, balla, beve. Poi mentre guida di ritorno a casa ascolta alla radio dell’incredibile evento dell’apparizione di un pianeta gemello della Terra, abbastanza vicino da essere avvistato ad occhio nudo. Rhonda guarda le stelle e distraendosi provoca un incidente mortale dove perdono la vita una donna incinta ed un bambino. Uscita dal carcere dopo quattro anni di pena la protagonista riacquista la libertà ma non l’appartenenza alla propria identità.

Qualcosa si è rotto ed il suo tentativo è quello di convivere con il senso di colpa per il delitto che ha commesso, azzerando tutte le convenzioni che prima caratterizzavano il proprio modo di vivere su questa terra. Eppure, l’apparizione di un pianeta del tutto speculare alla Terra, conduce la protagonista verso una nuova dimensione. Questo nuovo mondo, di fatto, non è abitato da alieni, ma dal doppio di ognuno di noi, “altri” noi.

Rhoda non ha intenzione di restare imprigionata in una caverna buia ad osservare le ombre del suo passato; preferisce vedere il reale, anche rischiando di accecarsi o essere risucchiata da un buco nero. Così, come i passeggeri dei vascelli, che partivano per l’Atlantico verso un nuovo mondo, erano i reietti ed gli emarginati, anche Rhoda crede di meritarsi un posto per il viaggio spaziale organizzato verso Terra 2.

Un pianeta identico e speculare alla Terra, dove ritrovare la propria identità o comunque il significato autentico delle cose. Rivive la poetica del doppio. Quel doppio “esistenziale” che fu oggetto di riflessione di Michelangelo Antonioni (Professione reporter, 1975) e di Stanley Kubrick (Shining, 1980).

L’uomo ha una seconda opportunità o è destinato a rimanere relegato nel proprio percorso originario? È possibile emendare le proprie colpe rielaborando la propria esistenza oppure occorre resettare per intero il nostro essere nel mondo, in questo mondo? Forse l’unica soluzione è veicolare l’attenzione verso la nostra immagine, senza filtri o possibili mediazioni.

Ma la riflessione cui conduce il film è anche propriamente metafilmica: il cinema non è altro che una proiezione del reale. Lo dice l’uomo-panino per strada (ovvero, la comparsa che lo interpreta): “non siamo reali”, sfoggiando un cartello con su scritto “i nostri ricordi sono impianti di quelli su Terra 2″. E quel 2 sembra un punto interrogativo. “Siamo una proiezione dell’immaginazione di Terra Due”.

Concetto ribadito nella sequenza in cui, dal SETI, la scienziata Joan Tallis prova a comunicare col pianeta gemello e scopre un mondo doppione (nel vero senso della parola): stesse persone, stessi nomi, stesse vite. Terra 2 è nient’altro che uno specchio, una membrana sottile come quella di un monitor e rimanda ad una realtà che sembra tangibile, ma è una copia irraggiungibile.

Il secondo pianeta, quello al di là dello schermo, non è veramente una nuova opportunità. E’ solo una replica sulla quale fantasticare, è il mondo che copia se stesso, creando l’illusione di replicare ogni essere umano, facendone un essere migliore, capace di non commettere gli stessi errori dell’originale. Doppi con cui interagire, per chiedere consiglio, per sfuggire alla solitudine. In altre parole, il sogno è conoscere il proprio doppio, incontrarlo, mentre intorno nessuno comunica con nessuno. A nessuno interessa degli altri che ha intorno.



Sulla scia di moltissimo cinema che pone alle basi del proprio essere la fantascienza quale presupposto per indagare filosoficamente il significato del reale (al margine di un’inquadratura, spunta la Trilogia di Asimov, padre della fantascienza moderna), si pone questo esordio alla regia del documentarista Mike Cahill.

Convince la messa in scena, votata ad un realismo di taglio documentarista, ove viene tratteggiato in modo convincente il senso di spaesamento (o alienazione se si preferisce) che vive la protagonista, e che in fondo viviamo noi tutti, incapaci di comprendere appieno le ragioni delle nostre azioni e prima ancora delle nostre scelte.

Il dato positivo del film, dunque, non va ricercato nella novità del soggetto, quanto piuttosto nella capace e moderna rielaborazione di molteplici elementi utilizzati nel cinema, fusi in un prodotto finale che ben si può definire onesto, perché non cade nella retorica o peggio ancora nella presunzione di fornire una soluzione.

Le premesse per fondare un lavoro di introspezione psicologica, senza scivolare nella banalità, possono essere espresse non tanto per il tramite di strabilianti effetti speciali o di complessi ed incomprensibili stratagemmi della scrittura, ma più semplicemente mediante la ricerca di poesia. Il dramma per essere autentico deve transitare per gli eventi e i sentimenti comuni, in cui tutti possono identificarsi.

Apprezzabile il contributo musicale dei neworkesi Fall On Your Sword, così come la buona interpretazione dei due protagonisti: la pressoché sconosciuta Brit Marling e il caratterista William Mapother (il cugino di Tom Cruise); la compostezza dolorosa delle loro interpretazioni permette di entrare in sintonia con i rispettivi personaggi, delineati con pudore e insieme profondità.

“…e vidi la sua immagine riflessa nello specchio” (Solaris, Stanislaw Lem, 1961)

mercoledì 22 maggio 2013

DONNIE DARKO E L’AVVENTURA DEL VIAGGIO NEL TEMPO




Fermiamoci per un istante, o meglio arrestiamo lo scorrere le tempo. Forse questo è l’unico modo per attribuire un senso a questa esistenza. Inintelligibile, si potrebbe dire, o forse solo camuffata dalle convenzioni sociali.

Il film di Richard Kelly del 2001 tenta di decifrare questo percorso ponendo alcune complesse questioni: la vita che viviamo è l’unica possibile, o ve ne sono altre che si sviluppano parallelamente? Esiste un varco che consente di raggiungere le dimensioni spazio-temporali in cui siamo calati? Il tempo e lo spazio in cui ci troviamo a vivere corrispondono al tempo e lo spazio in senso assoluto?

Donnie Darko è un adolescente che in termini psicologici si potrebbe definire “problematico”. Egli contesta il sistema sociale più per la sua indole che per preconcetti ideologici o politici ed in questo modo si pone ai margini della società, borghese e perbenista, in cui si trova. Eppure, proprio tale approccio alla realtà conduce Donnie a varcare la soglia delle certezze razionalistiche e ad abbracciare la tematica degli universi paralleli o anche detta “La filosofia del viaggio nel tempo”.

Centrale in questo senso è il concetto di wormhole (in italiano letteralmente "buco di verme"), anche detto ponte di Einstein-Rosen o cunicolo spazio-temporale.

Si tratta di una ipotetica caratteristica topologica dello spaziotempo che è essenzialmente una "scorciatoia" da un punto dell'universo a un altro, che permetterebbe di viaggiare tra di essi più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale. Il wormhole viene spesso detto galleria gravitazionale, mettendo in rilievo la dimensione gravitazionale strettamente interconnessa alle altre tre dimensioni: spazio e tempo. Questa singolarità gravitazionale, e/o dello spazio-tempo che dir si voglia, possiede almeno due estremità, connesse ad un'unica galleria o cunicolo, potendo la materia viaggiare da un estremo all'altro passandovi attraverso.

Donnie Darko sperimenta questo tema “attraverso” e “nel” film, attribuendo alla fabula un valore propriamente diegetico ma anche di resoconto filosofico.



È stato osservato che l'intero film, tranne la conclusione, si svolge in un universo parallelo, ovvero in una dimensione parallela nell’ambito del c.d. multiverso. Frank, ucciso nell'universo parallelo, ha il potere di ritornare indietro nel tempo, che non avrebbe se fosse stato ucciso nell'universo reale. Il suo scopo è quello di fornire una spiegazione per il reattore che irrompe nella casa di Donnie, e che in questo modo "disturba" il continuum dello spazio-tempo creando un paradosso che rischia di distruggere l'universo stesso. Gli atti dei personaggi in seguito sono tutti inconsapevolmente diretti a dare un senso al paradosso, portando infine Donnie a creare lui stesso il wormhole che risucchia il motore dell'aereo e lo porta nell'universo reale, dove Donnie viene ucciso. Quelli che hanno interagito con Donnie nell'universo parallelo, tuttavia, conservano una lieve consapevolezza degli eventi in esso accaduti.

Va precisato che una dimensione parallela o universo parallelo è un ipotetico universo separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso; nella maggioranza dei casi immaginati è identificabile con un altro continuum spazio-temporale. L'insieme di tutti gli eventuali universi paralleli è detto multiverso.

Eppure, l’affascinante tema del viaggio nel tempo e del passaggio tra più dimensioni parallele, in uno con il prolificare di suggestivi scenari fantascientifici, ha dato luogo ad una severa contrapposizione in ambito scientifico.

A ben vedere, la scienza si è addentrata nello studio ed approfondimento circa l’esistenza di infiniti altri universi paralleli al nostro. In fisica, la teoria delle stringhe è una teoria ancora in fase di sviluppo che tenta di conciliare la meccanica quantistica con la relatività generale, e che inoltre si spera avere tutte le caratteristiche necessarie per essere una teoria del tutto. Si fonda sul principio secondo cui la materia, l’energia e, sotto certe ipotesi, lo spazio e il tempo sono in realtà la manifestazione di entità fisiche primordiali che a seconda del numero di dimensioni in cui si sviluppano vengono chiamate “stringhe”.

Secondo questa teoria, il tessuto fondamentale dell’universo è costituito da oggetti ad una dimensione, simili a stringhe o membrane, in vibrazione: in base alla tensione e alla frequenza di vibrazione verrebbero prodotte e sostenute le particelle elementari. Una delle conseguenze matematiche dalla teoria delle stringhe è che il mondo che conosciamo non è completo. Oltre le 4 dimensioni con cui abbiamo familiarità – il tempo e lo spazio tridimensionale – esisterebbero altre sei dimensioni spaziali extra, presenti in forme geometriche invisibili in ogni singolo punto nell’universo.

Queste dimensioni extra potrebbero avere migliaia di forme possibili diverse, ognuna teoricamente corrispondente ad un universo con le proprie leggi fisiche. Ciò che definiamo universi paralleli.

Il concetto di "altri universi" è stato più volte affrontato in letteratura, si consideri in particolare al racconto del 1941 di Jorge Luis Borges “Il giardino dei sentieri che si biforcano”, successivamente collocato nella raccolta “Finzioni”, ed ancora al “Paradosso del nonno”. Il primo a descriverlo fu René Barjavel, uno scrittore di libri di fantascienza, nel suo libro Il viaggiatore imprudente (Le voyageur imprudent, 1943). Il paradosso suppone che un nipote torni indietro nel tempo e uccida suo nonno prima che incontri sua nonna, dunque prima che potessero sposarsi ed avere discendenza. Se ciò fosse possibile, il nipote non sarebbe mai potuto nascere, dunque non sarebbe mai potuto tornare a ritroso nel tempo ed uccidere suo nonno. Il nipote ha viaggiato indietro nel tempo o no?

Quello che viene da pensare è che l’universo in cui viviamo deriverebbe da un altro universo simile al nostro e dal nostro universo deriverebbero continuamente altri universi poiché ad ogni possibile variante deriva che ogni evento rimane in uno stato di indeterminazione finché l’evento stesso non si verifica. Noi vediamo solamente una delle numerose altre possibilità del verificarsi di un evento rimanendo estranei alla diversa prosecuzione del corso degli eventi. Eppure, si potrebbe sostenere che nonostante la nostra limitata percezione della realtà tutte quelle possibili varianti si verificano e tutti i possibili universi paralleli esistono o meglio coesistono.

Tornando al film di Richard Kelly, va espresso un particolare apprezzamento per la colonna sonora, davvero ben assortita: "The Killing Moon" (Echo & The Bunnymen); "Lucid Memory" (Sam Bauer & Ged Bauer); "Head Over Heels" (Tears For Fears); "Lucid Assembly" (Ged Bauer & Mike Bauer); "Ave Maria" (Giulio Caccino & Paul Pritchard); "For Whom The Bell Tolls" (Steve Baker & Carmen Daye); "Show Me" (Quito Colayco & Tony Hertz); "Notorious" (Duran Duran); "Proud To Be Loud" (The Dead Green Mummies); "Love Will Tear Us Apart" (Joy Division); "Under The Milky Way" (The Church); "Mad World" (Gary Jules & Michael Andrews).