François Truffaut, con accanto Jean Cocteau, Edward G. Robinson e Jean-Pierre Léaud. Nel 1959 all'epoca de I quattrocento colpi.

lunedì 14 marzo 2011

I N C E P T I O N

« Qual è il parassita più resistente? Un'idea. Una singola idea della mente umana può costruire città. Un'idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le regole. Ed è per questo che devo rubarla »

Il sogno come contesto psicanalitico. Luogo della mente in cui è possibile deformare eventi o lasciarli compressi, come soluzione di un problema, ma soluzione che appare semplicistica e più strana che originale. Il sogno sa offrire una qualità narrativa, con gli stessi processi e strutture, e altre similitudini. L’Io del sognatore partecipa a una storia come se la storia fosse stata scritta da un altro; l’Io nel sogno non sperimenta se stesso come se avesse un controllo sul proprio destino e non ha un sentimento di comprensione e di ordine nel suo mondo.

Estrazione / innesto. La ripartizione si compone di tre livelli. Dal punto di vista della storia portante, del sogno narrato e della sceneggiatura. In bilico costante tra il mondo reale e quello onirico, lo spettatore assiste/penetra nei meandri del subconscio e l’unica possibilità che gli è data per resistere al travolgimento/degradazione degli eventi è una piccola trottola di metallo, un "totem" che permette di distinguere i diversi livelli oggetto della rappresentazione. Ma in realtà è un’ulteriore finzione, apprestata dalla messa in scena cinematografica.

Cobb il protagonista vive un sogno per tutta la durata del film (da quando si risveglia in riva al mare fino a quando ritornerà a casa per vedere finalmente i propri figli) per liberarsi dalla idea morbosa della sua ex moglie, Mal. Cobb l’innestatore organizza un sogno strutturato in tre livelli per attribuire a Robert Fischer (figlio di un industriale miliardario), un’idea che altrimenti non avrebbe avuto. Il film di Christopher Nolan insinua nello spettatore il dubbio perenne tra la realtà del sogno e la dimensione onirica della realtà.

Studiando ed approfondendo la dinamica del sogno nel sogno, si passa dal sogno di Robert Fischer (ambientato per le strade di una città mentre imperversa un nubifragio), al sogno di Arthur (ambientato in un albergo), fino al sogno di Eames (ambientato in una località di montagna). Centrale il ruolo di Arianna (interpretato da Ellen Page), che come nel mito aiutò Teseo ad uscire dal labirinto nel quale era imprigionato, assembla la struttura del contesto onirico per ripercorrere le dimensioni del reale.

La realizzazione della sceneggiatura di Inception ha avuto inizio dieci anni prima della sua uscita cinematografica. L'idea di lavorare ad un film che riguardasse i sogni ha cominciato ad interessare Nolan nel periodo in cui lavorò a Memento (2000). Il regista accantonò il progetto quando la sceneggiatura era composta da circa ottanta pagine. Successivamente si dedicò ad Insomnia, film del 2002 che racconta la storia di un detective tormentato dall'insonnia la cui mente è distorta dalla deleteria mancanza di sonno. Il progetto di realizzare Inception venne di nuovo ripescato grazie ai consigli della moglie e co-produttrice Emma Thomas, ma di nuovo messo da parte dato che alcuni anni prima era uscito nelle sale cinematografiche Matrix (1999), la cui storia somigliava troppo alle tematiche del suo script. Passato sufficiente tempo, il regista cominciò a lavorare seriamente all'idea. Nolan, affascinato dal mondo onirico, studiò un modo per applicare il concetto di condivisione di un sogno e dal modo in cui l'essere umano sia capace di produrre emozioni molto forti durante tale stato. Inception si basa infatti sull'idea che nei sogni ogni percezione appare reale e che nel subconscio si possono nascondere e di conseguenza scoprire i segreti più nascosti.

Nel finale la stanza del padre di Robert Fischer (nera) ricorda fortemente la stanza del finale di 2001 – Odissea nello spazio (bianca) quando il capitano David Bowmann si ritrova invecchiato al termine dei diversi stadi della propria vita di fronte al monolito nero ed al feto dell’umanità.





« I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano »

2 commenti:

  1. Terribile quel sogno dove il sognatore potesse sperimentare un controllo sul proprio destino, il sogno di cui si conosce la fine si trasforma in un incubo.
    Purtroppo sì, le idee si possono innestare nelle menti altrui. Allora bisogna accettare il patto col regista, altrimenti a vedere questo, che è un film d'autore, ci si addormenta.
    Dunque bella riflessione questa di Nolan, sul funzionamento della psiche, sulla strana capacità umana di creare, nel sogno, almeno un doppio livello: quello di un mondo tanto reale quanto inesistente e quindi sulla incapacità di distinguere l'apparenza dalla realtà.
    Nel sogno...nella follia, anche.

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  2. Il sogno nel sogno: non c’è niente di più pericoloso del credere di vivere la realtà quando in verità stiamo solo costruendo un nuovo sogno sopra di essa. È di ciascuno di noi la tentazione di nasconderci alla realtà rifugiandoci nei ricordi per farli diventare sogni e nei sogni per farli diventare a loro volta ricordi. È di ciascuno di noi, quando la vita ci priva di qualcosa che amavamo, di cercare di recuperarla in tutti i modi lasciandoci soffocare e uccidere dai ricordi di quando l’avevamo e che ci fanno vivere come gamberi camminando all’indietro, come Orfeo che voltandosi indietro perde per sempre la sua amata Euridice e con essa la speranza di guardare avanti.
    L’idea del film non si può dire originale perché tratta forse un tema intimo dell’umanità ovvero che soltanto facendo pace con il passato possiamo ricostruire un futuro, anche se penso che il regista volesse condurci ( meno efficacemente) ad un altro concetto , ovvero alla forza delle idee, che seppur semplici, possono modificare significativamente la realtà. Ma questa tema, seppur ripetuto dai protagonisti più volte nel corso del film, non viene poi sviluppato a dovere, dal momento che vediamo solo come innestarle –le idee- ma non i loro effetti rivoluzionari.
    Ma ciò che non fece l’idea fece la sceneggiatura che è una specie di orologio di alta precisione con una scansione dei tempi e delle “cadute” assolutamente perfette. Nonostante la trama complessa, fatta di scatole cinesi di una sogno dentro l’altro, il regista è così abile che da spettatore hai sempre ben chiaro in quale livello di sogno ti trovi e per cosa stanno lavorando i personaggi, diventando un film dalla trama incredibilmente lineare. Il film è gradevole per questo riuscito incastro di eventi non concatenati ma “inglobati” l’uno dentro l’altro. È un film che mi rimbalzerà in testa per un bel po’.
    Thanks Stefano

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