François Truffaut, con accanto Jean Cocteau, Edward G. Robinson e Jean-Pierre Léaud. Nel 1959 all'epoca de I quattrocento colpi.

domenica 19 settembre 2010

Il documentario di Joris Ivens

Regen (Pioggia, 1929)

Ivens si avvicina all’uomo, per coglierlo nei rapporti quotidiani della sua esistenza. Questo documentario, infatti, riprende la Amsterdam prima, durante e dopo la pioggia. I tetti aguzzi contro il cielo sereno, l’incrociarsi delle nuvole poi, la biancheria contorta dai refoli tempestosi, e infine la pioggia che cade lentamente, poi sempre più fitta, sui tetti, sugli ombrelli, sui canali, sui vetri dei veicoli, rigurgitando dai chiusini, allargandosi in ampie gole solcate dalle ruote delle macchine: tutta una serie di eloquenti immagini suggerisce liricamente la poesia delle umili cose, determina dialetticamente diversi atteggiamenti della vita urbana. E la società entra in gioco, con gli umili che vanno a piedi e vengono infangati dalle auto veloci ed impersonali. La macchina da presa si muove costantemente, curiosa e penetrante: coglie il passante che rialza il bavero e allunga il passo al cadere dei primi goccioloni, si ferma a guardare i barcaioli che continuano il loro lavoro, si perde tra i frettolosi passanti o si impenna a considerarli dall’alto dei tetti, si sofferma benevola a considerare un capannello di ombrelli curiosi nel breve spazio di una calle. Quando la pioggia vien meno gli ombrelli si chiudono, i riflessi magici dell’acqua scompaiono (L. Gizio, Joris Ivens, in Cinema, III, 54, 15 gennaio 1951).

CARAMEL

Delicato, intenso, intelligente.
Nadine Labaki, insieme protagonista e regista del film, propone un affresco sulle donne ambientato a Beirut.
10 al soggetto ed alla sceneggiatura. È la storia di donne trattata da donne, senza ipocrisia senza retorica, la loro delicatezza ma anche la loro forza. Il suo sviluppo è articolato nel vivere quotidiano, nei piccoli e nei grandi accadimenti. L’amore, il trascorre del tempo, le difficoltà dei sentimenti in fondo non sono altro che la ricerca di un cambiamento autentico.
10 all’interpretazione. È bello vedere un volto sorridere così come è bello vedere lo sguardo tragico di un personaggio che entra dentro a toccare le corde più nascoste. Le protagoniste ci riescono, sempre dall’inizio alla fine
10 alla fotografia. Profonda e a tratti vigorosa, i colori, i toni, la messa a fuoco selettiva. Un equilibro raffinato sempre appropriato.
10 al commento musicale. Costante ma mai scontato, toccante come i temi trattati. Serve per quello che è il suo scopo, sottolineare la narrazione nei suoi punti culminanti.
8/9 al montaggio. È uno svolgimento “alternato” e per questo merita un particolare apprezzamento perché non è facile congiungere attraverso un unico filo narrante le sequenze di ogni singola vicenda. Forse in alcuni momenti non è proprio efficace, ma riesce lo stesso ad assecondare la storia (le storie) con i tempi giusti.

martedì 14 settembre 2010

Architetture della Visione




Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Togliere invece che aggiungere potrebbe essere la regola anche…per la comunicazione visiva…a quattro dimensioni come il cinema.
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità (Michelangelo Antonioni).

domenica 12 settembre 2010

Falling angel


Angel Heart è un film del 1987 diretto da Alan Parker liberamente tratto dal romanzo "Falling angel" di William Hjortsberg del 1978.
New Orleans, anni cinquanta. Il detective Harry Angel viene incaricato di indagare sulla scomparsa misteriosa di Johnny Favorite, un ex cantante rimasto sfigurato in guerra. L’incarico gli viene affidato da un tal Louis Cypher (Lucifero).
La trama (e la trovata narrativa) si snoda attorno a un uomo. Un uomo che indaga su un (altro) uomo e che (per questo) ricerca se stesso.
Nonostante il processo di rimozione, irrompono lampi nello svolgimento degli eventi, come presa di coscienza che interviene durante quel meccanismo psichico che allontana dalla coscienza elementi considerati insopportabili dall’io e la cui presenza provocherebbe dolore.
Agli elementi narrativi utilizzati (per es. l’uovo e l’anima; il bene e il male; la discesa di un ascensore) si intrecciano molteplici elementi figurativi e propriamente semantici.
Aria calda: ventole; Acqua: pioggia, acqua che bagna il corpo di una donna, acqua della pioggia che bagna le pareti e diventa sangue; Specchio rotto; Una donna vestita di nero che pulisce le pareti di una stanza sporche di sangue.
Il montaggio utilizzato è quello connotativo (semantico). La costruzione di senso poggia infatti sul conflitto, ovvero sulla collisione tra due o più inquadrature che si trovano l’una accanto all’altra.
Solo alla fine il detective scoprirà l'orribile verità che riguarda Favorite; egli stesso è in realtà Johnny Favorite, un artista che aveva venduto l'anima al diavolo per ottenere il successo. Una volta ottenute fama e gloria aveva tentato di rompere il patto con Satana attraverso un rito magico, nel quale aveva sacrificato Harry Angel, un reduce della guerra, impossessandosi della sua identità.
Ne vale opporre “io so chi sono” per resistere all’ineluttabile fine (discesa verso l’inferno) del protagonista.