martedì 6 dicembre 2011
“Pina” (di Wim Wenders)
Nelle sale è uscito “Pina”di Wim Wenders. Il lavoro è un atto d’amore del regista per la coreografa Pina Bausch ed il suo Tanztheater.
Negli anni ’70 Pina Bausch dà vita e fonda in Germania il Wuppertal Tanztheater,scardinando per sempre il linguaggio della danza accademica europea e della danza contemporanea americana. Il danzatore è contemporaneamente anche attore. Nessun gesto nel teatro danza della Bausch è privo di urgenza e senso ma sintesi perfetta di tutti gli elementi teatrali.
La sua presenza di danzatrice,coreografa e attrice si presentava esile e minuta,ossuta ma ben lontana dai clichè della ballerina eterea della danza classica. La Bausch è donna. Femminile nei suoi silenzi,nei gesti senza orpelli leziosi dei codici accademici. La ripetitività dei gesti nei suoi lavori,è insieme tormento,poesia,essenza sincera del teatro che destruttura il contesto storico e lo reinventa.
Il suo “Mood”coreografico è stata una vera e propria rottura nel panorama teatrale mondiale.
Nel 1985 Wim Wenders vede il capolavoro della Bausch “Café Müller”. Wenders e “Pina”si conoscono,si stimano e da li nasce l’idea di dar vita ad un progetto insieme che inizia a prendere forma nel 2008. Nel 2009,la Bausch muore e questo film ha la forza visionaria e la poesia fotografica di restituirci l’intensità del suo lavoro.
Wenders ci prende per mano e ci porta tra i tavolini di “Café Müller,”ci fa accarezzare “Il drappo rosso”de “La Sacre du Printemps”,nuotare sotto gli influssi lunari di “Vollmond”,oppure tra i ritmi della quotidianità tragicomica,attraverso la frenesia dei corpi in “Kontakthof.
I danzatori raccontano la loro esperienza con la Bausch attraverso il linguaggio universale del corpo. Attraverso i loro visi e con le parole, rivelano l’ incontro con una donna che dei suoi interpreti ne metteva in scena l’anima nuda.
Wenders proietta l’universalità dei lavori coreografici del Wuppertal Tanztheater in contesti urbani. Il linguaggio fotografico è talmente evocativo da realizzare una coreografia parallela alla danza stessa. Il regista ne diventa nuovo coreografo. Attraversa e accarezza i danzatori,raccontandoci come faceva Pina Bausch,tutti i colori della vita. (Antonella Putignano)
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